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Dal punto di vista di ... Gianvito Conte (capricityblog)


Laureato alla facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, dal 2005 al 2008 ha ricoperto l’incarico di Responsabile del Settore Lavori Pubblici al Comune di Capri. Dal 2009 svolge la libera professione occupandosi di progettazione e consulenza tecnico amministrativa in materia di lavori pubblici, edilizia privata e commerciale, ambiente e territorio, demanio marittimo, sicurezza e prevenzione incendi. Il protagonista di oggi della rubrica “Dal punto di vista di…” è l’architetto Gianvito Conte.


Partiamo subito dal centro della questione: sull’isola non si può costruire nulla ex novo. Lei è favorevole o contrario?


“Favorevole nei limiti del rispetto degli obiettivi di tutela paesaggistica del territorio e delle nostre bellezze naturali. Discorso diverso è, invece, quando si opera in aree già edificate, dove eventuali adeguamenti e ampliamenti dell’esistente – se ben congegnati e correttamente inseriti nel contesto esistente – non arrecherebbero alcun impatto sul paesaggio, anzi aiuterebbero la relativa riqualificazione edilizia, urbana ed ambientale. Il Piano Territoriale Paesistico dell’Isola di Capri, approvato negli anni 1995-1999 ed imposto dall’alto, è ormai uno strumento datato e non è più rispondente alle esigenze del territorio. Una sua revisione è necessaria, cosa possibile anche partendo dal basso e cioè ad opera dei comuni che, attraverso mirate politiche di governo del territorio, possono promuovere adeguate proposte di aggiornamento e di miglioramento del PTP ed inserire tali obiettivi nel più ampio contesto della strumentazione urbanistica a livello locale e sovracomunale a cui essi sono chiamati a partecipare”.


Come giudica i cosiddetti abusi di necessità?


“Il discorso degli abusi di necessità meriterebbe maggiore approfondimento ma, probabilmente, va inquadrato nel discorso appena fatto circa gli interventi sull’esistente e sul fabbisogno abitativo, altro argomento che nei piani urbanistici comunali non va trascurato per il solo fatto che a Capri non si può costruire”.


Il ruolo della Soprintendenza. Troppa severità o non è mai abbastanza? E come giudica il metro di giudizio utilizzato? Ha mai riscontrato disparità di trattamento?


“Non è un problema di severità o di metri di giudizio utilizzati, la questione principale è la mancanza di regole chiare e valide per tutti. Se la legge esiste va applicata ma con buon senso, onestà intellettuale ed elasticità mentale. Dove la legge non disciplina nel dettaglio la materia si può fare ricorso ad intese ed accordi istituzionali tra amministrazioni competenti. Oggi si parla tanto di semplificazione e di efficacia amministrativa, di trasparenza e di certezza dei procedimenti, tutti principi su cui si basa (o si dovrebbe basare) la pubblica amministrazione, ma se da un lato assistiamo a modifiche legislative orientate verso questa direzione, dall’altra – e all’atto pratico – molti amministratori e funzionari anziché semplificare, complicano. Purtroppo la burocrazia è uno dei mali peggiori dell’Italia. Per questo motivo, un ruolo fondamentale spetta a noi professionisti, alle associazioni di categoria ed a tutti i cittadini, nelle vesti sia di persone chiamate a svolgere un servizio pubblico sia di controllori dell’operato della pubblica amministrazione”.


Secondo il suo parere oggi la piaga dell’abusivismo edilizio si è fermata rispetto all’ultimo decennio?


“Sembrerebbe di si, anche perché i cittadini hanno capito che un abuso edilizio costa parecchio alle loro tasche. Tra spese per procedimenti penali, ricorsi amministrativi, avvocati, tecnici, ecc., infatti, si cade in una voragine senza vie di uscita e senza concrete possibilità di risolvere le questioni pendenti in tempi brevi. Va detto comunque che i problemi causati dagli abusi edilizi già perpetrati non sono stati ancora risolti, nel senso che tra domande di condoni in sospeso, abusi di necessità e quant’altro, se si vuole perseguire una riqualificazione edilizia, urbana, ambientale e paesistica occorrerebbe mettere mano ad un programma di recupero di micro-aree del territorio isolano. Per riqualificare un territorio non basta, infatti, condonare e/o sanare il singolo immobile abusivo, mentre il contesto e il paesaggio circostante rimangono gli stessi. Una pianificazione del genere, attraverso una programmazione di settore, risorse finanziarie, fondi di investimento, agevolazioni fiscali e una seria co-partecipazione tra pubblico e privato, sarebbe senz’altro possibile, soprattutto in un territorio piccolo come il nostro, oltre a costituire un potenziale volano per tutta l’economia interna. Ma anche per fare questo c’è bisogno che i nostri amministratori abbiano larghe vedute e si prefiggano valide prospettive di sviluppo e di valorizzazione nel medio e lungo termine”.


Parliamo di lavori pubblici. Capri di quale opera necessita secondo lei? Ci dica tre progetti che vorrebbe vedere realizzati?


“Premetto che da troppi anni si assiste ad un certo immobilismo sull’argomento. Per fare i lavori pubblici occorrono i progetti e per fare i progetti bisogna affidare gli incarichi di progettazione. Le amministrazioni devono investire sui progetti e solo se hai un progetto nel cassetto puoi aspirare a chiedere un finanziamento pubblico. Sembra così banale ma spesso tutto ciò non avviene. Siccome l’isola vanta la presenza di tanti bravi professionisti, sono convinto che – attraverso la creazione di appositi raggruppamenti temporanei di progettazione composti da tecnici isolani ed esperti del settore – possano nascere tante idee e soluzioni concrete per il nostro paese. Sicuro di poter parlare anche a nome di tanti miei colleghi, dico ai nostri amministratori che siamo pronti a mettere a disposizione le nostre esperienze e la nostra professionalità a servizio dei due comuni. Per rispondere alla domanda, senza ombra di dubbio: il porto commerciale, il presidio ospedaliero Giuseppe Capilupi e la messa in sicurezza della strada provinciale Capri-Anacapri. L’unico collegamento viario tra i due comuni meriterebbe molta attenzione sia per quanto riguarda la stabilità dei versanti a ridosso della provinciale (indicati nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della Autorità di Bacino Campania Centrale come aree con Pericolosità Frana e a Rischio Frana molto elevati), che per le opere di protezione stradale lato mare in prossimità della Scala Fenicia”.


Ci dica la sua anche sul porto e sull’ospedale.


“Il porto commerciale di Capri è stato l’argomento della mia tesi di laurea dal titolo ‘Gli approdi e le opere portuali dell’Isola di Capri’, oggetto anche di una conferenza tenuta a febbraio 2012 durante la rassegna ‘Salotto Caprese’. Avendo studiato la storia e l’evoluzione di Marina Grande e del bacino portuale da fine ‘800 ai giorni nostri, posso dire che la storia si ripete e bisogna sempre trarre insegnamento da essa. Infatti, molti problemi di oggi relativi alla congestione del porto e all’inadeguatezza dei servizi si sono presentati già in passato quando Capri iniziò a vedere l’incremento dei flussi turistici. Per quanto riguarda l’ospedale di Capri, ho seguito fino ad un certo periodo i lavori di recupero ed adeguamento funzionale del presidio e mi sono occupato della redazione del progetto di variante in corso d’opera. Poi, sappiamo tutti come è finita la triste vicenda della donazione da parte di un privato”.


Pedonalizzazione di via Roma: cosa ne pensa?


“Sono d’accordo, anche se l’intervento richiederà molta attenzione e cura progettuale, in particolare sulla questione dello spostamento dello stazionamento della linea pubblica dei bus e dovrà essere, ovviamente, trattato come un intervento urbano, in modo da avere, sin dall’inizio, una visione ed un controllo unitario del progetto che l’amministrazione di Capri è intenzionata ad attuare. Tra gli indirizzi adottati recentemente dal Comune di Capri sulla problematica traffico, rientra anche l’allargamento della Provinciale Marina Grande in località Due Golfi, di cui ho recentemente redatto il progetto preliminare, tuttora in corso di approvazione. Il progetto prevede l’allargamento della carreggiata per un tratto di circa 65 metri lineari, con nuove opere di contenimento e di fondazione, in un punto particolarmente critico del sistema viario isolano”.


Vuole dirci la sua sulla “questione” Nettuno? La possibilità di riedificare metrature abbattute per sviluppare nuovi volumi: è d’accordo? Ritiene possa essere un valido “escamotage” – in senso positivo del termine – per venire incontro alle esigenze dei cittadini?


“Non conosco bene la pratica del Nettuno e, pertanto, non mi posso esprimere nel merito. Probabilmente ripeterei le risposte già fornite alle domande precedenti, e cioè sulla necessità di regole chiare per tutti, sulla trasparenza amministrativa e, perché no, sulla possibilità di riqualificare l’esistente nel rispetto del contesto edilizio, urbano e paesaggistico in cui si interviene”.


La cronaca recente parla di inchieste che hanno coinvolto anche l’ufficio tecnico del comune di Capri. Cosa ne pensa? E’ a conoscenza degli episodi citati dalla stampa?


“Come dite voi giornalisti c’è la presunzione di innocenza e, quindi, aspettiamo di conoscere l’evolversi delle vicende. Certo è che il quadro che viene dipinto è davvero desolante e non fa bene a nessuno di noi, tecnici, imprenditori e cittadini. Su queste vicende, ogni caprese dovrebbe fare una seria riflessione e forse rivedere il proprio atteggiamento su argomenti che riguardano i rapporti tra pubblico e privato, abbandonando comportamenti ambigui e superando quel senso di omertà e di sottomissione, che spesso lo contraddistingue, verso chi detiene il potere o verso chi svolge una funzione pubblica”.

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